Elettrostimolatore: atrofie e nervo denervato, come usarlo, info utili

Attraverso impulsi elettrici stimola la contrazione muscolare in una o più parti del corpo, in base a quella che è l’area su cui l’utente desidera intervenire. E trova impiego in diversi settori, da quello medico, a quello sportivo, a quello estetico, per una grande versatilità, dunque, che lo rende uno strumento molto utilizzato, e non solo dai professionisti. Di cosa parliamo? Dell’elettrostimolatore, a cui ci si può rivolgere per fini riabilitativi, quando il muscolo è indebolito a causa di un infortunio, o per prepararsi dal punto di vista atletico, nel caso in cui, ad esempio, si desideri rafforzare la propria muscolatura, o, ancora, per migliorare la propria immagine o per attenuare il dolore. L’elettrostimolazione si profila infatti ideale per trattare e curare determinate patologie che interessano muscoli e nervi: in questa sede ci occuperemo, in particolare, dell’elettrostimolatore adoperato in caso di atrofia e nervo denervato, illustrando nello specifico in cosa consistono dette patologie ed in che modo il dispositivo in oggetto può manifestare la sua efficacia al riguardo.

Elettrostimolatore in caso di atrofia

Comporta una diminuzione della massa muscolare, sia a livello di volume che di funzionalità, con conseguente debolezza o totale perdita dell’attività motoria. Ed il soggetto che ne soffre vede ridotta la qualità della propria vita, perché impossibilitato a vivere la normale quotidianità, oppure per il rischio di potenziali infortuni nel corso della stessa. L’atrofia muscolare può avere sia cause fisiologiche – come si verifica, ad esempio, nell’invecchiamento – che patologiche, a causa della presenza di disturbi quali borsite, sindrome del tunnel carpale, poliomelite. E la complicazione di queste patologie ha come conseguenza inattività protratta nel tempo, ossigenazione carente, o danni strutturali di vario tipo. L’atrofia muscolare può vedere alla sua origine anche un “blocco” prolungato, successivo ad una frattura ossea, a titolo esemplificativo, e se circoscritta, può essere provocata da una malattia del muscolo (miopatia), o da un difetto di circolazione (come l’arterite, per fare un esempio).

In situazioni come queste, come “si colloca” l’elettrostimolatore? Quali sono i benefici che esso può arrecare? Sia le correnti EMS (Electro Muscle Stimulation) che TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation) si profilano come un valido aiuto per far fronte alla patologia in esame. Più nel dettaglio, la corrente EMS ha finalità riabilitative e di restituzione della tonicità e resistenza a quei determinati gruppi muscolari che correrebbero il rischio di perdere tono o di atrofizzarsi per via di infortuni che li hanno visti inutilizzati. La corrente TENS, invece, svolge un effetto tipicamente antalgico, con gli impulsi elettrici a bassa frequenza che alleviano il dolore. L’elettrostimolatore utilizzato in caso di atrofia renderà possibile contrastare la sofferenza legata al male fisico e agevolerà la ripresa delle usuali attività giornaliere.

Elettrostimolatore in caso di nervo denervato

Che si intende per nervo denervato? La denervazione indica la perdita dell’innervazione di un tessuto a causa di processi degenerativi dei nervi periferici o di danni dei centri nervosi a cui la predetta innervazione è legata. In altri termini, si è in presenza di un muscolo denervato quando il muscolo stesso riceve una minore quantità di fibre di quella “occorrente” nella normalità. E la denervazione – che comporta una mobilità limitata dell’area di interesse, a causa di disturbi nei nervi sensoriali e motori – può essere totale o parziale, con conseguenze sui muscoli. Come allora l’elettrostimolazione può intervenire al riguardo?

Un muscolo denervato viene trattato con l’elettrostimolazione al fine di rallentare il processo degenerativo, cioè la trasformazione inarrestabile della parte contrattile (fibra muscolare) in tessuto fibroso, cercando di far sì che il metabolismo connesso alla contrazione permanga attivo, seppure in forma ridotta. L’elettrostimolatore in caso di nervo denervato dovrà contemplare contrazioni muscolari energiche”, ma non dovrà “stancare” il muscolo. Se quest’ultimo è totalmente denervato si utilizzeranno impulsi rettangolari, regolabili sia nell’intensità, che nella durata, che nella pausa; se esso è parzialmente denervato, saranno invece adoperati impulsi triangolari o esponenziali, tramite cui non si andranno a stimolare le fibre già innervate.

Suggerimenti

Da quanto esposto è chiaro come l’elettrostimolatore sia efficace per l’atrofia e il nervo denervato, patologie per le quali si rivela di grande supporto. Importante è però sottolineare al contempo la necessità di rivolgersi preventivamente al proprio medico o fisioterapista, che in base alla specifica situazione valuteranno come procedere fornendo le giuste indicazioni al riguardo.

Creativa e fantasiosa, ma anche riflessiva e determinata. Laureata in Giurisprudenza “atipica”, seguo e coltivo i miei sogni e le mie effettive ambizioni, emersi con forza. Appassionata di scrittura e “curiosa” di ogni piccola grande novità tecnologica – così come  degli articoli di utilizzo quotidiano – fornisco agli utenti utili consigli in merito a prodotti che possono semplificare, migliorandola, la vita di tutti i giorni. Per un aiuto in quella che è la scelta più rispondente alle proprie esigenze.

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