Stimola la contrazione muscolare in diverse aree del corpo attraverso l’emissione di un impulso elettrico a bassa frequenza, metodo molto adoperato non solo a scopo riabilitativo ma anche in ambito sportivo ed estetico. Parliamo dell’elettrostimolatore, un dispositivo composto da un’unità centrale che invia il predetto impulso elettrico a determinati elettrodi, da collocarsi sull’addome o sulle braccia ad esempio, ma anche sui glutei o sulla schiena, a seconda della zona che si desidera trattare. E la contrazione che si produce è similare a quella prodotta in modo naturale dal sistema muscolare. Quando contraiamo un muscolo, infatti, il nostro cervello manda un segnale elettrico attraverso le fibre nervose al muscolo stesso, che appunto si contrae, ed analoga cosa si verifica servendosi di un elettrostimolatore.
Un apparecchio pratico, comodo da utilizzare ed assolutamente sicuro, ma di cui tuttavia se ne consiglia l’uso solo dopo aver consultato il medico di fiducia. Al tempo stesso è importante sottolineare che detto apparecchio non è da considerare come sostituto dell’attività sportiva e di una sana alimentazione, che costituiscono le imprescindibili basi di un ottimale stato di salute. In precisi casi poi – come vedremo al termine della nostra trattazione – l’elettrostimolatore non può essere adoperato.
Utilizzo e benefici dell’elettrostimolatore
È di uso agevole e ha non pochi effetti benefici se adoperato in base a specifici criteri e da personale qualificato, come un fisiatra o un fisioterapista. E ciò spiega l’importanza di disporre di un’adeguata preparazione scientifica, rivolgendosi al proprio medico, qualora a servirsi dell’elettrostimolatore non sia un esperto del settore, bensì un “comune utilizzatore”. Aspetto, questo, or ora esposto. Assai versatile, il dispositivo in oggetto trova impiego in diversi settori, da quello riabilitativo, a quello sportivo, da quello medico, a quello estetico, e a seconda di quelle che sono le esigenze individuali, basterà selezionare il programma più indicato – come vedremo nel corso della trattazione – ed iniziare la seduta.
Approfondendo questa tematica – quella cioè dei campi di applicazione – nel settore riabilitativo l’apparecchio si adopera a seguito di un infortunio, per rendere più rapida la ripresa della parte interessata, ma anche per migliorare il tono ed il trofismo muscolare.
In campo sportivo, invece, esso trova impiego nella preparazione atletica, accrescendo la potenza della fibra muscolare, come pure a livello del defaticamento del muscolo dopo l’allenamento, o, ancora, del miglioramento di determinati muscoli o del tono muscolare in generale: un ampio “campo d’azione”, dunque, che vede come maggiori utilizzatori gli atleti professionisti. Alleviare il dolore è invece la “mission” dell’elettrostimolatore nel settore medico, ed infatti il dispositivo si adopera per cervicalgia e lombalgia, così come per migliorare la postura e la circolazione e vascolarizzazione.
Anche l’estetica trarrà vantaggio dall’uso dell’apparecchio in esame: rassodamento ed aumento di tono, tonificazione dell’addome e riduzione dei segni del tempo su collo e décolleté, sono infatti alcuni dei benefici che possono riscontrarsi.
Differenti campi di applicazione dunque, per differenti trattamenti e differenti risultati, “dipendenti” dall’intensità, dalla tipologia e dalla durata dell’impulso, dalla regolazione della corrente elettrica generata pertanto, che costituisce il fattore più importante da considerare in un elettrostimolatore. La corrente infatti può essere EMS o TENS, in base a quella che è la frequenza con cui essa è emessa: ce ne occupiamo nel paragrafo che segue, per poi dedicarci ai criteri-base da valutare al momento della scelta.
Tipologia di corrente: EMS e TENS
È la frequenza di emissione che differenzia tra loro le due tipologie di corrente: la EMS (acronimo di Electro Muscle Stimulation, cioè stimolazione elettrica muscolare) si caratterizza per una frequenza maggiore, idonea a sviluppare la massa muscolare, laddove la TENS (acronimo di Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation, ossia stimolazione elettrica nervosa transcutanea) è più bassa, allo scopo di calmare il dolore cronico, specie dopo infortuni o eventi traumatici. Ma vediamo un po’ più nel dettaglio quelli che sono i tratti caratteristici ed i campi di applicazione dell’una e dell’altra, riassumendo poi entrambi i punti in una pratica tabella, per fissare meglio le relative differenze.
Con un’azione diretta sui muscoli e sui nervi principali, la corrente EMS si contraddistingue per impulsi elettrici ad alta frequenza che simulano l’attività fisica. Il principale settore di utilizzo è quello della riabilitazione a seguito di infortuni, che lascerebbero senza tonicità o atrofizzati determinati gruppi muscolari; ma anche il campo estetico trova beneficio dall’uso di questa tipologia di corrente, poiché con essa si rafforza la tonicità muscolare e si riduce il grasso localizzato in certe parti del corpo.
Dall’effetto antalgico, la corrente TENS si caratterizza invece per l’emissione di impulsi elettrici a bassa frequenza (generalmente rilasciati attraverso 2-4 elettrodi), che hanno lo scopo di alleviare il dolore. A seconda di quella che sarà l’intensità della frequenza emessa, si avranno poi tre tipologie di sottogruppi: TENS rapida, TENS ritardata e TENS ai valori massimi. Importante poi sottolineare che il mercato offre anche elettrostimolatori combinati, di grande versatilità ed adatti soprattutto gli sportivi, che potrebbero trovarsi nella necessità di servirsi del dispositivo in oggetto sia per allenamento che per riabilitazione.
Tipologie di corrente
Tipologia di corrente | Caratteristiche principali |
---|---|
EMS | - stimolazione della contrazione muscolare - frequenza più elevata, per lo sviluppo della muscolatura - restituzione della tonicità muscolare a seguito di infortuni - riduzione del grasso localizzato in determinate aree del corpo - azione sui nervi motori |
TENS | - effetto analgesico e lenitivo sul dolore cronico, specie a seguito di incidenti o traumi - frequenza più bassa - azione sui nervi sensori |
Come scegliere il migliore elettrostimolatore
In commercio è possibile reperire diverse tipologie di elettrostimolatori, dagli apparecchi più economici da adoperare tra le pareti domestiche, a quelli, invece, più professionali. Come scegliere, dunque, il “migliore” elettrostimolatore? Come operare la “giusta” scelta? Il punto di partenza è dato dalle proprie necessità e dai benefici che si desiderano ottenere con l’utilizzo del dispositivo in esame, per poi valutare le specifiche caratteristiche del dispositivo stesso. A titolo esemplificativo, se si necessita di un elettrostimolatore che aiuti nell’esercizio fisico, un modello destinato alla sola fisioterapia non sarà bastevole, e conoscere preventivamente gli obiettivi da raggiungere rappresenterà un passo fondamentale, che eviterà di acquistare un apparecchio poco specializzato o non specializzato in ciò di cui si ha bisogno.
Ecco allora che bisognerà considerare la struttura dell’apparecchio stesso – perché strettamente connessa all’uso che di esso si farà – così come i programmi disponibili – suddivisibili sostanzialmente in tre categorie funzionali, ossia EMS, TENS e programmi massaggianti – e i canali di uscita, i quali individuano le vie di trasmissione degli impulsi. Ci occupiamo di tutti questi aspetti nei paragrafi che seguono, unitamente a quelli legati alle funzioni e al tipo di alimentazione presente.
Struttura: le diverse opzioni
È un aspetto di grande rilievo ai fini della propria scelta, in quanto connesso alla destinazione d’uso dell’elettrostimolatore. E ciò spiega il motivo per il quale, prima di procedere a detta scelta, bisognerà in primis definire il numero di persone che adopererà il dispositivo e per quali trattamenti. La struttura di un elettrostimolatore si “sostanzia” nella sua conformazione, nel numero di elettrodi presenti, e nel numero di canali di cui poter disporre, in base al singolo modello: rimandando gli ultimi due punti al paragrafo che segue, ci concentriamo in questa sede specificamente sul primo.
Diverse possono essere le forme dell’apparecchio in esame. L’elettrostimolatore con elettrodi adesivi costituisce la tipologia maggiormente diffusa, adoperabile su qualunque area del corpo, e indicata sia per trattamenti terapeutici che estetici; altre tipologie sono ad esempio quella addominale con forma a cintura, che presenta gli elettrodi nella parte anteriore della fascia (con funzione prettamente estetica, poiché va a stimolare i muscoli addominali), o quella “a pannello” o “mini”, specifica per una determinata parte del corpo, come il collo (con finalità terapeutiche). Differenti strutture dunque, per differenti utilizzi ed altrettanto differenti possibilità (o meno) di condivisione degli utilizzi stessi.
In particolare: gli elettrodi e i canali
Come anticipato ad inizio trattazione, gli elettrostimolatori funzionano attraverso elettrodi che emanano impulsi elettrici. Di quantità generalmente compresa tra un minimo di 2 e un massimo di 8-10, detti elettrodi sono per lo più di forma quadrata, ma anche rettangolare. Si distinguono in due categorie, gli autoadesivi e i pregellati. I primi, assai agevoli nell’applicazione, richiedono solamente la rimozione della pellicola di protezione, e l’applicazione sull’area del corpo interessata; i secondi, invece, pronti all’uso perché già gellati – come suggerisce il nome – aderiscono in modo perfetto. Un’ulteriore distinzione è tra elettrodi monouso, adoperabili una sola volta, e riutilizzabili, più longevi e di cui servirsi in più sedute.
Per quale tipologia optare? Fermo restando la bontà di entrambi i prodotti, la scelta è strettamente legata alle proprie esigenze e all’utilizzo che dell’elettrostimolatore si farà: un utilizzo regolare vedrà quale scelta preferenziale quella degli elettrodi riutilizzabili, laddove invece uno non frequente potrebbe consigliare l’acquisto di quelli monouso.
Importante è poi, quando si parla di elettrodi, prestare attenzione al relativo numero, che varia in rapporto a quella che è l’area del corpo su cui lavorare, e se l’utente, a titolo esemplificativo, vorrà trattare i muscoli addominali, è bene che veicoli il proprio acquisto verso un modello con un numero maggiore di elettrodi, così da poter beneficiare di un trattamento più “preciso”. Al tempo stesso è di rilievo verificare che gli elettrodi siano di buona qualità e realizzati con materiali resistenti e durevoli nel tempo.
Ultimo “componente” della struttura di un elettrostimolatore, i canali di uscita rappresentano le vie di trasmissione degli impulsi elettrici. Sottolineiamo in merito che un dispositivo fornito di un’unità centrale a cui sono connessi gli elettrodi adesivi può disporre di un numero mutevole di canali, generalmente tra 1 e 4: un dispositivo a 2 canali può agire esclusivamente su un gruppo muscolare, laddove invece uno a 4 canali può trattare contemporaneamente due gruppi muscolari.
Programmi
Un altro aspetto molto importante ai fini della propria scelta è quello concernente i programmi di cui è fornito l’elettrostimolatore, programmi che – come è facilmente intuibile – possono essere presenti in misura maggiore o minore: un modello con un buon numero di programmi sarà più efficace nonché versatile, ma anche ovviamente di costo superiore. Premesso che, in base alla specifica categoria, un prodotto risulterà più indicato per quelle che sono le necessità personali (sport o riabilitazione, ad esempio), sono tre i settori funzionali entro cui possono collocarsi i programmi preimpostati, a cui poi sono da aggiungere quelli personalizzabili. Eccoli elencati qui di seguito:
- programmi EMS. Tesi a stimolare, rafforzare e rendere più potenti i muscoli, si suddividono in base alla zona del corpo su cui lavorare ed alla funzione. Esempi al riguardo sono dati dal programma di riscaldamento o da quello di recupero muscolare;
- programmi TENS. Dedicati alla terapia del dolore, sono anch’essi divisi in base all’area da trattare (caviglie o arti superiori a titolo esemplificativo);
- programmi massaggianti: non presenti in tutti gli elettrostimolatori, variano nel numero e nel tipo (massaggio rilassante, decontratturante, ecc.);
- programmi personalizzabili. Sono tipologie nelle quali è l’utilizzatore del dispositivo a scegliere determinati parametri, come ad esempio la durata del trattamento.
Da sottolineare che, tenendo conto del gruppo muscolare e del tipo di trattamento necessario, i differenti programmi hanno una durata variabile tra i 20 e i 45 minuti, con l’avvicendarsi delle fasi di contrazione, decontrazione e recupero, e le sedute settimanali vanno da 2 a 4, a seconda di quelli che sono i propri obiettivi: importante è, in ogni caso, contattare il proprio medico per un parere al riguardo. Da poter impostare su diversi livelli è poi l’intensità, ed attenzione, sul punto, a partire da una potenza inferiore, da aumentare poi man mano.
Funzioni
Dopo i programmi, consideriamo ora le funzioni che è possibile riscontrare in un apparecchio come quello in oggetto. Il timer innanzitutto, tramite cui impostare la durata del trattamento, e la regolazione dell’intensità – a cui abbiamo or ora accennato – cioè la possibilità di impostare ad un certo livello l’intensità dell’impulso prodotto dagli elettrodi. In tal modo l’utente può beneficiare di un programma personalizzato, adattandolo a quelle che sono le sue necessità. Altre funzioni, previste da determinati apparecchi, sono poi l’arresto di sicurezza, che blocca l’elettrostimolatore in caso di inutilizzo dello stesso per un tempo superiore ad un minuto circa, o la memorizzazione delle impostazioni che più si gradiscono, così da avere subito disponibile il programma di cui ci si serve di solito.
Accessori
Quali sono gli accessori di un elettrostimolatore? Il gel innanzitutto, che svolge una funzione “rigenerante” nel momento in cui gli elettrodi non hanno più l’originaria e perfetta adesione alla pelle. Da non utilizzare “in eterno” – poiché ad un certo punto si dovrà procedere alla sostituzione degli elettrodi – detto gel non è applicabile indistintamente a tutti gli elettrodi, il che invita a verificare la relativa compatibilità, oppure ad optare per un gel universale, nel caso in cui si avesse intenzione di cambiare tipologia di elettrodo. Da citare sono poi i cavi sdoppiatori, per sdoppiare i canali, e la penna cerca-punti, da adoperare per il corretto posizionamento degli elettrodi.
Tipologia di alimentazione
L’ultimo aspetto – ma non per questo di minore importanza – in sede di acquisto di un elettrostimolatore concerne la relativa alimentazione, che può essere di due tipologie: a pile oppure a batteria ricaricabile. La prima tipologia è più indicata per un utilizzo essenzialmente occasionale del dispositivo in esame, oppure quando non si hanno particolari necessità riabilitative, mentre un’alimentazione a batteria ricaricabile si rivelerà l’opzione migliore in caso di utilizzo costante ed intenso del dispositivo stesso. Si eviterà infatti non solo l’assidua sostituzione delle pile, ma si beneficerà altresì di prestazioni migliori, sia per quanto riguarda la frequenza della corrente prodotta che le funzioni di cui poter disporre.
Controindicazioni
Come anticipato ad inizio trattazione, l’elettrostimolatore non è da intendersi come sostituto dell’attività motoria, non bisogna abusarne, ed in ben determinati casi non lo si può proprio adoperare. Quali sono, in particolare, questi casi? Li elenchiamo qui di seguito:
- gravidanza
- malattie cardiache
- trombosi o altre problematiche connesse all’apparato circolatorio
- epilessia o altri problemi neurologici
- diabete
- ipertensione arteriosa
- presenza di peacemaker
- presenza di varici o ferite aperte
Per quanto concerne poi l’effetto lipo-riducente dell’apparecchio in oggetto, è bene mettere in evidenza che si tratta di un effetto minimo e localizzato, non avendo l’elettrostimolatore come finalità principale quella del dimagrimento.
Modalità di funzionamento e di utilizzo
Prima di concludere la nostra trattazione illustrando i costi dell’elettrostimolatore ed i relativi brand, vale la pena soffermarsi brevemente sulle modalità di funzionamento e di utilizzo dell’elettrostimolatore stesso.
La procedura, agevole, prevede innanzitutto l’individuazione delle aree del corpo da trattare, quindi l’applicazione degli elettrodi ai gruppo muscolare interessato: generalmente un apposito libretto di istruzioni a corredo dell’apparecchio sarà di aiuto affinché detta applicazione avvenga correttamente, in presenza – è bene sottolinearlo – di una pelle pulita ed asciutta. Una volta effettuata l’applicazione degli elettrodi, bisognerà accendere l’elettrostimolatore e scegliere il programma di interesse e l’intensità maggiormente consona alle proprie esigenze. Qualora non si avvertisse alcuna contrazione muscolare, l’intensità stessa andrà gradualmente aumentata.
Prezzi e marche specializzate
Come ogni altro dispositivo, anche l’elettrostimolatore può presentare diversi prezzi, che variano in base a quelle che sono le caratteristiche dello specifico modello, nonché il brand di riferimento. E questa ampia offerta fa sì che ogni esigenza dell’utenza possa essere presa in considerazione, anche dal punto di vista del budget di cui si dispone. Fatta questa premessa, i costi dell’apparecchio in oggetto vanno, orientativamente, da circa 30 Euro a cifre anche superiori a 1000 Euro circa, in presenza di elettrostimolatori ricercati, destinati ad un utilizzo professionale, medico o fisioterapico.
E le marche da valutare per un buon acquisto? Verso quali nomi veicolare la propria scelta? Senza dubbio le più conosciute sono Tesmed, dalla potenza elevata e dal buon numero di programmi, e Beurer, dal design intuitivo e dunque indicato anche per i meno esperti del settore. E si segnala, al riguardo, il vantaggio offerto da un elettrostimolatore con display integrato, di uso particolarmente agevole, anche da parte degli anziani. Ma anche altri brand sono ugualmente validi e dunque da citare, come Compex e Panasonic ad esempio.